Una pittrice veneziana a Londra

Milano, via San Simpliciano 6
22 aprile- 22 maggio 2004


Emma Ciardi,

vissuta tra fine Ottocento e il principio degli anni Trenta, Emma Ciardi è una donna inusuale per il suo tempo; indipendente, ottima "manager di se stessa", conosce un grande successo che la porta a girare il mondo quando viaggiare era ancora un'impresa difficile e faticosa; espone in Uruguay, Argentina, Stati Uniti, ed ogni volta "ritrae i luoghi dove la conducono i suoi viaggi": Ravenna, Roma, Firenze, Parigi, Montecarlo, Bruges, Basilea, Londra... paesi e città che l'artista dipinge con "vertiginosa passione".

Emma si ricollega così ad un particolare genere di pittura del paesaggio, il vedutismo, singolare sintesi tra verità geografica e luogo della memoria fiorito all'inizio del Settecento in stretta connessione con la pratica del gran tour, quando il nuovo imperativo dei viaggi culturali porta con sé una forte richiesta di dipinti capaci di 'documentare' l'immagine dei luoghi visitati.

Venezia è allora una delle mete preferite, soprattutto dai turisti inglesi, che diventano i principali 'clienti' di artisti quali Carlevarijjs, Canaletto, Bellotto, o Guardi (al punto che a far da tramite artisti e committenti è addiritura il console britannico presso la Serenissma, sir Joseph Smith); molti di loro trascorrono addirittura lunghi periodi in Gran Bretagna alimentando il mito di Venezia che, all'inizio sel secolo successivo, spingerà in Italia artisti come Turner o Bonington che tramutarono l'immagine vivida e solare di Canaletto nell' immagine evanescente, fragile e indifesa, tipica dello spirito romantico.

Emma sceglie come soggetto dei suoi dipinti parchi, ville, giardini, vedute veneziane inquadrati con angolazioni particolari, quasi mai frontali, che costruisce con un dinamismo di pennellate spesse, stese per velature successive, caratterizzate da un ricco impasto di colore tra i quali prevalgono i toni chiari e brillanti spesso accesi da sfumatura argentee, quasi perlacee.

Le sue vedute si rifanno in particolare al Guardi, autore di una pittura di tocco, rapida e immediata, riportata di attualità alla fine dell'Ottocento dalle nuove poetiche dei macchiaioli e degli impressionisti quando la pittura torna ad aprirsi ai toni chiari, ai valori atmosferici e alle ragioni del colore.

E' l'epoca dell'impressionismo, dell'attimo fissato in tutta la sua irrepetibile immediatezza, ma è anche l'epoca del revival neorococò che in tutta Europa incarna una nuova sensualità e gioia di vivere che investe tutte le arti decorative, dai mobili ai vetri, dagli argenti ai tessuti.

Emma Ciardi sposa queste due tendenze in una pittura che prende le mosse proprio dalla Venezia settecentesca: una pittura che da un lato guarda ai maestri del vedutismo, dall'altro popola i suoi scenari di figurine di fantasia vestite in preziosi broccati, di statue scalinate, fontane, balaustre che sembrano uscite da una commedia di Goldoni.

Ma le damine settecentesche della Ciardi non hanno nulla dell'allegria spensierata dei protagonisti delle feste galanti di artisti quali Watteau, Fragonard o Lancret tipiche del rococò; al contrario sono figure sfuggenti, viste di spalle che conservano l'impersonalità propria dei manichini che l'artista usava come modelli; sono pure gocce di colore, presenze lontane quasi in dissolvenza che evocano un'età irrimediabilmente perduta.

Il Settecento diventa così un mondo mitico, incantato, una sorta di rifugio in un'età felice, in contrasto con il presente proprio come a suo tempo la fantasia settecentesca si era rifugiata nel fascino esotico di un Oriente lontano e misterioso.

Ne deriva uno stile di grande forza evocatica, nel quale la poetica del vero si combina con le suggestioni della fantasia, l'immediatezza dell'attimo con il filtro della memoria che incontra grande successo soprattutto tra il pubblico e la critica inglese e americana.

Emma non solo espone a Londra, New York, Pittsbourgh, St. Louis, Chicago, Cleveland, Detroit, Boston ... ma trascorre anche lunghi periodi di tempo nel Kent ospite di Edmund Davis suo collezionista, amico e agente per il Regno Unito trovando, anche attraverso questo rapporto privilegiato con il mondo anglosassone, un' affascinante continuità con le vicende della Serenissima.


Esposte circa 40 opere dell'artista.
Catalogo a cura di Silvia Broggi con introduzione di Myriam Zerbi.


Per informazioni:
Galleria Gracis – tel 02 877 807
gracis@gracis.com